La penisola Italiana si sta allargando e non è una cosa buona!
Sempre più spesso quando gli esperti parlano dell’Appennino centrale (cioè quella catena montuosa che dalla Toscana raggiunge l’Abruzzo e divide il versante adriatico da quello tirreno), lo definiscono “vivo”.
Ma che cosa intendono con questa parola?
Vogliono dire che queste montagne hanno una vitalità dal punto di vista geologico e cioè che si muovono.
Purtroppo, però, non tutto l’Appennino si sta muovendo allo stesso modo, anzi, a dire il vero lo fa solo una parte di esso.
La catena centrale dell’Appennino, infatti, è divisa in due aree: quella più a est (cioè quella parte dell’Appennino che divide le regioni Umbria e Marche a nord e Lazio e Abruzzo a sud) si muove verso il Mare Adriatico a una velocità di 1/2 millimetri l’anno.
Invece il versante più orientale dell’Appennino (cioè quella parte che dalla Toscana e l’Umbria scende verso il Lazio) è praticamente ferma.
Questa complessa situazione geologica comporta un accumulo di stress in quelle zone geografiche di confine tra la parte dell’Appennino in movimento e quella ferma.
Per diminuire questo stress accumulato si generano terremoti, a volte piuttosto violenti, molto più spesso di leggera entità.
Questi terremoti non rilasciano solo l’energia accumulata nella faglia, ma stanno anche cambiando (e allargando) di pochi millimetri la penisola italiana.
Alcuni esperti sostengono che in futuro ci sarà una lunga valle lungo tutta la faglia dell’Appennino e che taglierà in due l’attuale catena montuosa.
Ci sono spesso dibattiti su questo soggetto nei giornali italiani, e ieri (giovedì nove marzo) se ne è parlato ancora una volta, dopo i terremoti di magnitudo 4.3 e 4.5 che ci sono stati a pochi chilometri a nord di Perugia (in Umbria) e le altre scosse minori che sono state registrate successivamente in provincia di Macerata (nelle Marche).
Questi sono gli ultimi di una lunga serie di eventi sismici che sono iniziati nel 1997 con i terremoti di Colfiorito e Foligno (Marche e Umbria), quelli del 2009 a L’Aquila (Abruzzo) e quelli del 2016 di Norcia e Amatrice (Umbria e Lazio) e che stanno ancora continuando lungo tutto l’Appennino dalla Toscana all’Abruzzo, anche se con una magnitudo minore.
Le due scosse di ieri, comunque hanno creato lievi danni ad alcune abitazioni e 200 persone hanno dovuto lasciare le proprie case.
Se vuoi sapere di più su questo argomento leggi questo articolo:
Terremoto Umbria e Marche, dove e quali sono le faglie (ilrestodelcarlino.it)
Buona lettura!